Arlecchino servitore di più cialtroni
9 Marzo 2007 - Author: velenero - 8 commentiUna costante dei film italiani di denuncia sulla pedofilia è che l’attore che interpreta il pedofilo ha sempre un aspetto tra il laido ed il viscido.
Invito i registi di questi film a fare una riflessione: voi, convinti di aver realizzato delle splendide opere di impegno civile narrate con delicatezza e rispetto, ma senza mai far venire meno il realismo, avete ma pensato che forse la realtà non è mai così didascalica come nei vostri film…? che forse i pedofili hanno un aspetto più anonimo o, addirittura, rassicurante…? Potrebbe essere quello il loro punto di forza.
Uno sforzo troppo grosso per voi e per il vostro pubblico, vero?
Sì, perché questo dettaglio si inserisce in quella serie di scelte estetiche secondo cui in un film italiano il ricco uomo d’affari parla con l’accento milanese, il criminale con l’accento napoletano o siculo, il cialtrone con l’accento romano… l’ambasciatore ha barba e baffi, il mendicante ha i guanti senza dita, il fascista ha i capelli rasati a zero, il comunista ha i capelli lunghi e gli occhialetti… e così via.
In Italia si fanno film d’impegno civile come se fossero pezzi di Commedia dell’Arte: ogni personaggio è immediatamente riconoscibile dal modo di parlare e dall’abbigliamento… altrimenti poi lo spettatore non capisce…
Categories: costumi, l autre visage du cinéma
Discussion (8 commenti)
Non solo in italia suvvia…
Sono passata per un saluto!Bye
Nella parte del pedofilo quel gran bonazzo di Adriano Giannini, “rottura” con gli stereotipi propinatici e, soprattutto, gran scelta estetica 😉
assolutamente vero,delle volte ti perdi perfino il gusto del film,perchè si calca tantissimo la mano su dei particolari che ok,possono starci,ma sottolineati troppo diventano delle macchiette,suvvia.
In America quando devono descrivere il malvivente di turno gli fanno crescere i capelli, la barba, mettono di sottofondo un pò di heavy metal e se ne escono.
Se vado in America, infatti, sicuro che mi prendono per un malvivente… 😉
hai ragione, tutto vero…solo una cosa: penso che si debba sempre tener presente il tipo di produzione alle spalle del film. se, in italia, un film viene prodotto e distribuito per le grandi masse, per incassare deve necessariamente rispettare certe regole riconoscibili dagli spettatori. in fondo, siamo sempre nel paese in cui boldi e de sica occupano puntualmente i vertici delle classifiche…
ciao critico cinematografico, aspetto un tuo giudizio!
@johnson: perchè “deve”? l’evoluzione dei gusti e dell’estetica non arriva solo per strappi e da parte di anticonvenzionali artisti di nicchia, arriva anche cambiando gradualmente il modo di vedere le cose nei prodotti “di massa”. Insomma, il problema è chi confeziona le cose e come lo vuole fare. Anche Dostojevskj (non lo so mai scrivere abbiate pietà) scriveva i feuilletton, strappalacrime e in qualche misura “convenzionali”e vendeva, anche se c’era il suo modo di vedere il mondo dentro.
Augh!