Una costante dei film italiani di denuncia sulla pedofilia è che l’attore che interpreta il pedofilo ha sempre un aspetto tra il laido ed il viscido.
Invito i registi di questi film a fare una riflessione: voi, convinti di aver realizzato delle splendide opere di impegno civile narrate con delicatezza e rispetto, ma senza mai far venire meno il realismo, avete ma pensato che forse la realtà non è mai così didascalica come nei vostri film…? che forse i pedofili hanno un aspetto più anonimo o, addirittura, rassicurante…? Potrebbe essere quello il loro punto di forza.
Uno sforzo troppo grosso per voi e per il vostro pubblico, vero?
Sì, perché questo dettaglio si inserisce in quella serie di scelte estetiche secondo cui in un film italiano il ricco uomo d’affari parla con l’accento milanese, il criminale con l’accento napoletano o siculo, il cialtrone con l’accento romano… l’ambasciatore ha barba e baffi, il mendicante ha i guanti senza dita, il fascista ha i capelli rasati a zero, il comunista ha i capelli lunghi e gli occhialetti… e così via.
In Italia si fanno film d’impegno civile come se fossero pezzi di Commedia dell’Arte: ogni personaggio è immediatamente riconoscibile dal modo di parlare e dall’abbigliamento… altrimenti poi lo spettatore non capisce…