M. aveva da poco cambiato casa e si era trasferito in un appartamento con una splendida veduta sui colli bolognesi: affacciandosi dal suo balcone, lo sguardo si perdeva tra le forme sinuose delle colline e le varie sfumature di verde della vegetazione che le ricopriva; quasi non sembrava di essere a Bologna, subito fuori porta.
Tutta questa meraviglia andava vissuta a pieno… decise che sarebbe andato a fare un po’ di jogging alla vicina Villa Ghigi.
Per essere una domenica mattina d’estate, il clima era abbastanza fresco… riusciva a correre mantenendo un buon ritmo, senza farsi infastidire dal sole o dall’afa; di tanto in tanto, la visione di un paio di gluetei femminili sodi e finemente levigati dava un valore aggiunto a quella che è già di per sè un’attivita appagante e salutare.
Alternava alla corsa alcuni momenti in cui si sedeva all’ombra di un albero e, dopo aver chiuso gli occhi, respirava profondamente e si godeva il silenzo.
Dopo circa tre ore (anche se dubito che siano state davvero 3 ore, NdV), M., zuppo di sudore ed inebriato dalle endorfine rilasciate dal suo corpo, decise di tornare a casa.
Arrivato nell’appartamento, dopo aver bevuto un sorso d’acqua seduto al tavolo del soggiorno, si chiuse in bagno e, fatta una pisciata liberatoria, cominciò a denudarsi. Mentre si sfilava le mutande, notò che erano macchiate di viola, più o meno in corrspondenza dell’ano.
Il suo unico pensiero, apocalittico e devastante, fu: Oddio, sto per morire di un male incurabile! Ormai è finita.
Infilato l’accappatoio, si precipitò in soggiorno per comunicare la sciagura alla sua coinquilina A.; la trovò che stava cominciando a rassettare per fare le pulizie domenicali, capovolgendo le sedie ed appoggiandole sul tavolo.
“Cosa cazzo è questa?” disse A. mentre capovolgeva la sedia su cui M. si era seduto subito prima di entrare in bagno.
M. si avvicinò e vide che sulla sedia c’era appiccicato un durone di Vignola mezzo spiaccicato.
“Ah…! – esclamò M. con sollievo – Mi ci devo essere seduto sopra mentre ero al parco… Pensa che, un attimo fa, vedendo le mutande macchiate di viola, mi ero convinto di essere malato terminale.”
“Mh… – rispose A. – se tu fossi una ragazza, ci avresti fatto l’abitudine da un bel pezzo a trovarti le mutande macchiate di viola…!”