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Di gatti e veleni

1 Ottobre 2006 - Author: velenero

torachichiUna coppia di miei amici ha un gatto che si chiama Torakiki (sì, il nome non è il massimo dell’originalità); come si conviene a tutti i gatti maschi che vivono in un appartamento, anche per Torakiki arrivò il giorno del corrispettivo felino della circoncisione rituale: la castrazione.

Venne portato dal veterinario, che gli asportò le sue piccole pallette pelose; il gatto era anestetizzato, ma cosciente.

Riportato a casa, ancora sotto anestesia, Torakiki cominciò a comportarsi in maniera strana: zampettava trascinandosi a fatica, camminando in cerchio; i miei amici si allarmarono e telefonarono al veterinario.

– Nulla di cui preoccuparsi. Il vostro gatto percepisce la presenza di un veleno in circolo nel suo organismo e lo espelle camminando… la cosa strana è che questo modo di fare è inconsueto nel gatto domestico… di solito sono i grandi felini a comportarsi così.

Torakiki è un grande felino e da lui ho imparato che quando si è avvelenati, piuttosto che fermarsi ad aspettare che passi, bisogna camminare, anche in circolo, ma camminare.

(Ricevere lezioni di vita da un gatto ha qualcosa di metafisico…)

10 commenti - Categories: storielline zen

Hang The DJ

21 Settembre 2006 - Author: velenero
I palpiti del cuore più violenti, ciechi e irrefrenabili, sono quelli che si provano ascoltando una canzonetta.
Pier Paolo Pasolini
Mi apprestavo ad effettuare un metaforico trapianto di cervelli, quando squillò il telefono.

– Clinica Frankenstein & Velenero, chi parla?

– Paco… ma sei scemo a rispondere così al telefono?

– E la mia clinica… e, in assenza del mio socio Frankenstein, rispondo come mi pare…

– Seee seee… come stai?

– Tenendo presente che mi chiami solo quando hai bisogno di qualcosa, saltiamo le domande di circostanza e dimmi che vuoi…

– Madonna quanto sei acido stasera… è un po che non scopi, vero?

– No, tua mamma ha sempre mal di testa… vabbè… basta cazzate e dimmi che vuoi…

– J. ha avuto un incidente col motorino…

– Azz… e si è fatto male?

– Gli hanno ingessato il braccio, il resto è tutto ok…

– Ah… meno male…

– Meno male un cazzo! Stasera ho mezzo dj set scoperto…

– Certo che le prendi larghe le cose… non potevi dirmi subito “Paco… voglio che stasera vieni a mettere i dischi nel mio locale!”

– Paco… voglio che stasera vieni a mettere i dischi nel mio locale!

– No…

– Perché?

– Perché è mercoledì e domani lavoro, perché di solito fate lalba e io non cho più il fisico e, soprattutto, ho giurato al mio “maestro dj” di kung fu che non avrei più praticato la “playlist marziale” per puro diletto…

– Sei un coglione…

– Sì, forse… ma tu hai un disperato bisogno di me… comincia ad adularmi e forse cambio idea…

– Oh… che palle… che ti devo dire? Che quando ci sei tu in console, facciamo il pienone?

– Mmm… detta così sembra che io sia una superstar… è una stronzata, ma mi piace…

– Allora vieni?

– Sì, ma alle 2 stacco e non voglio sapere cazzi…

Ho messo la musica che metto di solito: 70, 80, disco, new wave, synth pop… cose così… il bello è che chi stava in pista, nei 70/80, non era ancora nato o giocava ancora coi pupazzetti… che cosa fantastica il riflusso…!

Poi, visto che per me ogni promessa è debito, ho messo una canzone “con dedica”… anche se nessuno sapeva e nessuno si è accorto di nulla. A sapere siamo solo io ed la destinataria della canzone.

8 commenti - Categories: storielline zen

Protetto: I Selvaggi

15 Settembre 2006 - Author: velenero

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11 commenti - Categories: storielline zen

Il letargo dei sentimenti

2 Settembre 2006 - Author: velenero
letargo“Il mio vero amore adesso è in Svezia… le altre sono solo zoccolette…”Ero in macchina, tornavo a casa dallufficio, questa frase cominciò a rigirarmi in testa. Non so perché mi tornò in mente; lavevo sentita almeno ventanni prima, in tv, detta da un tizio che aveva insegnato elementi di espressività del corpo a diverse pop star.

Parcheggiata la macchina andai verso il portone e la vidi: era seduta sul bordo del marciapiede. Inizialmente dubitai che fosse lì per me, pensai che stesse aspettando lautobus… ma perché cazzo aspettarlo proprio sotto casa mia?

Quando mi avvicinai, alzò la testa, mi guardò e abbozzò un sorriso timido… quanti anni erano che non ci vedevamo? Almeno tre… e lultima volta era stata proprio lì, davanti alla fermata dellautobus sotto casa mia… ci eravamo salutati come sempre e io le avevo voltato le spalle sapendo che era lultima volta che la vedevo; lei invece non sospettava che quello era il momento esatto in cui avevo deciso di attuare un rigidissimo piano di autodisciplina; questo particolare rendeva il nostro “addio non pronunciato” ancora più triste.

E ora la ritrovavo lì ad aspettarmi.

Era rimasta uguale, era come se per lei quei tre anni non fossero passati… io invece ero diverso; in seguito mi avrebbe confessato che aveva stentato a riconoscermi, sembravo più giovane, davvero in forma.

“Ciao…” le dissi.

Rimase a guardarmi in silenzio, con quel sorriso timido fisso in faccia.

“Dai! Vieni su… ti preparo un caffè…”

“Temevo che mi avresti mandata a cagare…” disse. Il suo sorriso divenne più radioso.

“Quelle sono cose da te, non da me…”

Mentre preparavo il caffè, lei stava seduta al tavolo della cucina, si era accesa una sigaretta; aveva disposto sul tavolo diverse cose: il cellulare, le chiavi, le caramelle senza zucchero di cui si abbuffava… era una sua caratteristica peculiare, era come appropriarsi di uno spazio inizialmente ostile, marcava il territorio… e appoggiava la sigaretta nei posti più improbabili tranne che sul bordo del posacenere.

Versai il caffè e mi sedetti accanto a lei; restammo per un po in silenzio… io a fissare la mia tazzona nera con la scritta Koffie e lei a guardare le spire di fumo prodotte dalla sua sigaretta.
Non aveva mai avuto spirito diniziativa, sapevo che se non avessi cominciato io a parlare, saremmo rimasti in silenzio per ore. Avrei voluto chiederle a cosa dovevo quella visita, ma optai per qualcosa di meno impegnativo.

“Hai cambiato marca di sigarette…”

“Sì… le Lights non le sentivo più… così sono passata ad altro… un po come hai fatto tu con me…”

Glielavevo servita su un piatto dargento.

“Tu per me non sei mai stata una marca di sigarette… lo sai benissimo… e non sono passato a altro, ho solo fatto quello che era più giusto per entrambi, per quanto doloroso… pensavo che lavessimo chiarito qualche anno fa…”

“Per quanto doloroso…? Che ne sai tu di quanto possa essere stato doloroso? Dalloggi al domani mi hai fatto mancare la terra sotto ai piedi… mentre tu… accumulavi successi professionali, ogni settimana conoscevi una tipa nuova, realizzavi la tua vita…”

“Forse la realizzavo perché avevo voglia di amministrarla, invece di farmela scivolare addosso…”

Si alzò di scatto dalla sedia e cominciò a picchiarmi… sulle spalle, sul petto…

Alzandomi anchio dalla sedia, le afferrai entrambe le braccia; i nostri sguardi sincontrarono per un attimo lunghissimo. Avrei voluto baciarla come non avevo mai fatto, ma mi limitai a farle una domanda.

“Cosa sei venuta a fare qui?”

“…a vedere se cera ancora qualcosa da salvare tra le macerie del nostro rapporto.”

Restammo in silenzio, poi feci un sospiro.

“Il mio vero amore adesso è in Svezia… le altre sono solo zoccolette…” dissi.

Abbassò lo sguardo, si divincolò, cominciò a raccogliere tutte le sue cose e a metterle in borsa.
Se ne andò sbattendo la porta. Non la rividi mai più.

(Ispirato ai racconti di Igort)

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Storiellina zen (1): Il calcio nelle palle

31 Luglio 2006 - Author: velenero

palleLaltro giorno, un tizio che conosco (e che non mi sta molto simpatico) mi ha detto: "Stronzo!"

Io in risposta gli ho dato un calcio nelle palle, ben assestato.

Lui si è accasciato a terra e con un filo di voce mi ha detto: "Ma cazzo! Mi hai dato un calcio nelle palle!"

Gli ho risposto: "Ma io mica lo sapevo che lì avevi le palle! Anzi… secondo me ce le hai messe di proposito per farmi sentire in colpa!"

20 commenti - Categories: storielline zen