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De vulgari eloquentia

20 Ottobre 2006 - Author: velenero

calabriaL’atu jornu, anu dittu ca unu d’i deci bloggers ‘taliani cchiù “influenti” fussa Sw4n, ca è calabrisi com’ a mia.

Ajera a su uagliunu, ca è spertu assai, c’ha benutu st’idea i scrvìri nu post ‘nta u dialettu suju, pi ci fari vidìri a tutti ca u dialettu ‘un è tamarrìa, è cultura. Pi mia tena raggiuna, picchì u dialettu è ‘na ricchizza ca stamu perdennu.

Iu u dialettu l’e imparatu ara scola, picchì ara casa mia s’ha sempe parratu u ‘talianu e i compagni d’i miji mi cugghiuniàvanu (mi cugghiunìanu puru mò).
E allura l’e scrivutu puru iu nu post ‘ntu dialettu miu (ca ci rassumigghia assai aru suju), puru ca su tridici anni ca staju a Bologna e ancunu dicia ca e pijatu a calata emiliana (ma pi mia ‘un è veru).

E comu dicia l’amicu du miu:

Chissu è semplicemente nu LA, provate a scrivi vua nu post intru vostru dialettu. Unn’è cussì semplici a vì fà capì, ma a cosa importante è ca ni ricordamu ca u dialettu è cultura e no tamarrìa, cussì cumu n’cunu ca si crida.. Si pua uru vò fa, pe mia, ta po piglià direttamenti intru u’culu.*
*Questo è semplicemente un LA, provate a scrivere voi un post nel vostro dialetto. Non sarà così semplice farvi capire, ma la cosa importante è ricordare che il dialetto è cultura, non di certo un qualcosa da nascondere come qualcuno dalle mie parti pensa. Se poi non vuoi farlo questo post, per me, puoi prenderlo direttamente in culo.

19 commenti - Categories: Amichetti bloggers, civitas, costumi

Antropologia gialla

19 Ottobre 2006 - Author: velenero

marpleSin da quand’ero bambino, ho subito il fascino della letteratura gialla classica: le ambientazioni vittoriane di Sherlock Holmes, lo snobismo di Hercule Poirot, le stanze chiuse di Edgar Wallace, ecc.

I ricchi annoiati, gli espedienti da operetta per uccidere qualcuno (dardi avvelenati, gas tossici), i misteri all’apparenza irrisolvibili; poi arrivava un uomo più intelligente della media e chiariva tutto.

Già, un uomo… secondo la mia percezione del giallo, un detective doveva essere necessariamente uomo; perciò ho sempre guardato con una certa diffidenza i romanzi che avevano per protagonista una donna… caso emblematico: Miss Marple, che per giunta era pure vecchia.

Agatha Christie era un genio, ma Miss Marple proprio non la digerivo… cosa c’entra una vecchiaccia impicciona in un romanzo giallo? Molto meglio Hercule Poirot.

Poi, un giorno, per disperazione (non avevo nient’altro da leggere), decisi di dare una chance a quella raccolta di racconti di Miss Marple che mi avevano regalato e che avevo lasciato per anni a prendere polvere nella mia libreria: una rivelazione! le storie di Miss Marple sono dei trattati di antropologia…! Mai letto nulla di più realistico circa la descrizione degli inglesi, dei loro riti sociali, del loro modo di gestire le relazioni interpersonali.

Così dovetti ricredermi: col senno di poi ho cominciato a considerare stucchevoli le storie di Poirot, mentre quelle della Marple sono la massima espressione delle capacità affabulatorie di Agatha Christie e del suo talento nell’osservare l’animale uomo.

12 commenti - Categories: il senno di poi, scaffali

Autunno

18 Ottobre 2006 - Author: velenero

L’alternarsi delle stagioni mi porta a notare la ciclicità di certe sensazioni.

E’ un peccato però che a tornare siano solo certe sensazioni sgradevoli…

10 commenti - Categories: che tempo fa

Silenzio

17 Ottobre 2006 - Author: velenero

I sentimenti più profondi si manifestano sempre col silenzio

Marianne Moore

12 commenti - Categories: massime

La radio del deviscio

14 Ottobre 2006 - Author: velenero

radiodervishAvvertenza: la prendo larga.

Un giorno Peter Gabriel si rese conto che, in giro per il mondo, esisteva tanta buona musica dalle ottime potenzialità commerciali, ignorata però dalle etichette discografiche, perché difficilmente collocabile all’interno di quel calderone che è il pop/rock.

Di suo, Gabriel, ci mise il nome, la faccia e i soldi, nacque così la world music.

Col senno di poi, le sue buone intenzioni hanno prodotto più che altro mostri: dj sfigati americani o europei che campionano un coro di bambini indiani e confenzionano un brano dance che lascia in bocca uno strano retrogusto di plastica, le squallide compilations Buddha Bar, musicisti mediocri che catalizzano l’attenzione di giornalisti sprovveduti perché hanno usato percussioni africane, ecc.

Ma “in mezzo alla merda può nascere un fiore” (come cantava Morandi… o sbaglio?); non sto a fare la lista, vado finalmente al dunque di questo post: i Radiodervish.

Ne volevo parlare da un pezzo, ma ho voluto aspettare l’uscita del loro ultimo lavoro, che sto ascoltando proprio in questo momento, mentre scrivo.

Per anni ho pensato che fossero francesi (mi capitava di ascoltarne solo brani cantati in arabo o in altre lingue), poi mi è stato fatto notare che erano “abbastanza” italiani (il cantante, Nabil, è libanese); per una serie di motivi ne ho approfondito la conoscenza e ora li considero l’unica cosa bella lasciatami in dono da una persona sfortunata.

La loro è una musica che rilassa la mente e, allo stesso tempo, la infiamma di passione, alternando versi intimi che parlano d’amore ad immagini più politiche che provano a mostrare sotto una luce diversa cose, concetti e persone che qualcuno vorrebbe farci odiare a priori.

Alla base del loro progetto artistico c’è il sufismo, che professa la pace e la fratellanza e che non fa differenze tra Dio ebraico, cristiano o musulmano… un concetto tanto semplice quanto scomodo e pericoloso di questi tempi.

A chi vuole accostarsi alla loro musica consiglio di procurarsi Amara Terra Mia (già linkato sopra): registrazione di un recital in cui si mescolano canzoni e brani recitati, a cui va aggiunta una doppia “killer application”: la collaborazione di Battiato che ha arrangiato il brano che dà il titolo all’album e ne ha diretto il videoclip (presente nel dvd in omaggio con il cd).

E poi, i Radiodervish sono gli autori di una delle più belle canzoni d’amore mai scritte: L’Esigenza, canzone che, di solito, regalo in giro ad amici e conoscenti e che, prima o poi, dedicherò alla persona giusta, quando avrò la certezza di averla trovata.

17 commenti - Categories: personaggi, scaffali

I racconti di zio Velenero (5): Parlare a vanvera

13 Ottobre 2006 - Author: velenero

racconti

Avvertenza: rispetto al solito, in questo racconto manca la componente macabra; ma penso che sia comunque godibile.

Era il 1988. L’anno in cui avevo fatto il mio debutto nel “mondo dei grandi”, cominciando a frequentare il primo anno del Liceo Scientifico.

Mio padre, ex insegnate di scuola media passato da poco al sindacalismo, era convinto di farmi cosa gradita aspettandomi all’uscita di scuola per riaccompagnarmi a casa in macchina… in realtà non sapeva di precludermi la possibilità di stringere legami extra scolastici con le mie compagnucce colorate ed abbondantemente ormonate… ma, vabbè, glielo avrei fatto notare di lì a poco…

Una mattina, era davanti al portone, aspettando che io uscissi e lì, accanto a lui, vide un suo ex collega, insegnante di francese.

Babbo Velenero: Ciao carissimo… (mio padre fa sempre fatica a ricordare i nomi, quindi chiama tutti ‘carissimo’)
ex Collega: Oh! Ciao…! Che ci fai qui?

BV: Aspetto mio figlio… e tu?

eC: Aspetto mia moglie, che insegna qui…

Classico attimo di silenzio, tipico di due persone che non hanno un cazzo da dirsi; poi l’ex Collega se ne esce con una domanda da primo premio alla Fiera della Banalità.

eC: …e come va tuo figlio a scuola?

BV: Mah… nel complesso bene… non è che si sprechi più di tanto, ma ha la sufficienza in quasi tutte le materie… tutte tranne matematica…

eC: Ah sì?

BV: Sì, ma non è colpa sua… è che gli è capitata quest’idiota come professoressa… una vera incapace… pensa che non è neanche laureata in matematica, ma in farmacia… dimmi tu se è normale che una laureata in farmacia insegni matematica in un Liceo Scientifico…!

eC: Ma… veramente… temo proprio che stiamo parlando di mia moglie…

12 commenti - Categories: i racconti di zio velenero

Necrofilia musicale

12 Ottobre 2006 - Author: velenero

giuniL’ho citata un paio di volte, ma non ho mai provato a trasformare in parole la passione che ho per la musica di Giuni Russo, perché nonostante siano passati due anni dalla sua morte, provo ancora un certo disagio a parlarne; soprattutto perché non sopporto i coccodrilli.

Ne parlo adesso perché leggo su Repubblica che Maria Antonietta Sisini e Franco Battiato hanno prodotto un album tributo dedicato a lei; fin qui nulla di male se non fosse che nell’album Giuni si produce in duetti post-mortem con personaggi più o meno noti del panorama musicale italiano ed internazionale.

Non sarebbe stato più “etico” pubblicare un album di inediti o, semplicemente, una raccolta di cover di canzoni della Russo, rivisitate secondo la sensibilità di chi interpretava il brano?

Questa necrofilia musicale, che una decina d’anni fa aveva contagiato i Beatles sopravvissuti ed era diventata una moda dal gusto discutibile, sembrava essere stata messa da parte, ma la cosa continua a funzionare… e ciò che mi infastidisce di più è che, in questo caso specifico, a realizzarla non sono stati dei discografici senza scrupoli, ma la compagna di vita della cantante e il Maestro.

Fastidio.

12 commenti - Categories: civitas, costumi, personaggi

Il Rocco e il coglione

11 Ottobre 2006 - Author: velenero

siffrediNella puntata di lunedì scorso di Macchiaradio, Neri & soci s’interrogavano sul perché dell’inatteso successo de La Pupa & il Secchione; io, al telefono, ho portato l’esempio del mio coinquilino (nome d’arte CazzoBuffo) per avvalorare la tesi secondo cui gli idioti guardano quella trasmissione perché li fa sentire più intelligenti. Ci siamo trovati tutti d’accordo.

Ma la storia non finisce qui.

Ieri sera, dopo la palestra, ho deciso di interrompere il mio voto di castità televisiva per guardare Le Iene, curioso di sapere come si sarebbero comportati dopo l’intervento del Garante sulla privacy. Eravamo in cucina, io lavavo i piatti e lui era ancora seduto a tavola; Paolo e Luca facevano una parodia proprio de La Pupa e il Secchione, mostrando alla Chiabotto una foto di Rocco Siffredi e lei diceva di non averlo riconosciuto perché non era abituata a “vederlo in faccia”.

Mia reazione alla gag: una moderata risatina a bocca chiusa.

Reazione di CazzoBuffo: risata sguaiata e ebete (in stile Beavis & Butthead) con commento finale, “Che zoccola!!!

18 commenti - Categories: costumi, personaggi